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IL SISTEMA AGRICOLO DELLA SARDEGNA
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Confronto tra ibridi di pomodoro da industria

La campagna per il pomodoro da industria in Sardegna nel 2002 è stata anomala. Da un lato la ridotta disponibilità idrica ha limitato ulteriormente la superficie destinata alla coltura, ma paradossalmente un inconsueto andamento meteorologico, caratterizzato da frequenti piogge e temperature più tipiche di un’estate “padana” che “sarda” ne ha condizionato l’andamento.
L’emergenza idrica, oltre ad aver limitato la superficie complessiva investita non ha consentito alle aziende del comparto di pianificare per tempo le semine in quanto ha messo in dubbio l’operatività dello stabilimento di trasformazione fino all’epoca dei trapianti. E’ stato così confermato il trend negativo delle superfici investite in atto già da diversi anni in ambito regionale, segnando con 460 ettari il minimo storico.

La provincia di Oristano si è confermata come l’areale più vocato per la maggiore disponibilità della risorsa idrica, mentre si è verificata una drastica riduzione in alcune zone della provincia di Cagliari. In provincia di Sassari le difficoltà legate al conferimento presso l’unico stabilimento di trasformazione di Serramanna (Ca), distante oltre 200 Km, hanno probabilmente scoraggiato numerosi imprenditori causando il dimezzamento della superficie investita.
La contrazione delle superfici non ha ostacolato il processo di specializzazione in atto nelle aziende. Questa evoluzione è messa in risalto all’incremento della superficie media per azienda, da 3,8 ettari nel 2001 a 5 ettari nel 2002, e dalla diffusione ormai generalizzata della raccolta meccanica.
La produzione media conferita allo stabilimento è stata di 72 tonnellate per ettaro, nell’oristanese è stato ottenuto il valore più elevato prossimo alle 80 tonnellate (dati ARPOS).

Le caratteristiche qualitative della materia prima possono essere influenzate in maniera determinante non solo dalle scelte di tecnica agronomica ma anche dalle potenzialità insite nel patrimonio genetico degli ibridi utilizzati. Fra gli obiettivi dell’industria di trasformazione rientra la differenziazione della gamma dei prodotti ed il raggiungimento di uno standard qualitativo elevato. Questa esigenza ha influenzato negli ultimi anni l’indirizzo del miglioramento genetico, sempre più orientato alla valorizzazione di parametri che prima venivano considerati secondari. Tra questi l’elevato contenuto in licopene al quale viene attribuito un effetto antagonista nei confronti dei radicali liberi, un colore più inteso ed una elevata consistenza della polpa, l’assenza di tessuti placentari richiesto per la produzione di polpe e cubettati.

Il panorama varietale del pomodoro da industria è soggetto alla continua introduzione di nuove costituzioni che necessitano di verifiche sperimentali per valutarne l’adattabilità ai nostri ambienti di coltivazione.
Il Centro Regionale Agrario Sperimentale ha condotto nel 2002, presso l’azienda “Palloni” di Oristano, due prove di confronto tra ibridi di pomodoro da industria con l’obiettivo di fornire agli imprenditori agricoli informazioni utili per la scelta varietale.

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