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IL SISTEMA AGRICOLO DELLA SARDEGNA
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La denuncia dell'assessore Prato: "Formaggio non sardo nelle mense di Orotelli: una battaglia persa per il nostro pecorino"

CAGLIARI, 7 SETTEMBRE 2010 - "È inutile aprire un confronto con il ministro, far diventare la crisi della nostra pastorizia un problema nazionale se poi nei bandi per le mense pubbliche dei nostri piccoli Comuni si continuano a preferire formaggi non sardi anziché il nostro pecorino. L’ultimo esempio: le tabelle merceologiche stilate dal Comune di Orotelli dove, alla voce formaggi, si specifica a scanso di equivoci che quello da condimento deve essere "parmigiano reggiano".

E tra i formaggi da taglio, si citano anche gruviera e fontina, come se i prodotti dei nostri caseifici non avessero le stesse qualità nutrizionali. Se non cambiamo fin dai più piccoli provvedimenti, rieducando il palato dei nostri cittadini, tutte le nostre battaglie saranno vane". Lo rivela l’assessore regionale dell’Agricoltura Andrea Prato commentando il bando per l’appalto del servizio di mensa scolastica e domiciliare per gli anziani, pubblicato dall’amministrazione del piccolo centro del Nuorese lo scorso 23 agosto (gara ancora in corso) e visibile anche sul sito internet del Comune.

"Più volte - ricorda l’assessore Prato - ho detto che per salvare il comparto ovino della Sardegna occorre una rivoluzione culturale, cambiare abitudini alimentari, far capire agli stessi sardi che mangiare i prodotti della nostra terra è meglio perché più buoni e più sani. Recentemente abbiamo siglato un protocollo con l’Anci proprio per agevolare questo percorso, prevedendo nei bandi per la ristorazione pubblica premialità per i prodotti di stagione e freschi dunque sardi. Resto dunque allibito quando leggo nell’allegato del bando del Comune di Orotelli che l’unico formaggio da condimento contemplato è il Parmigiano reggiano mentre tra quelli da taglio si comprendono anche la gruviera (sarà quella vera o si intende erroneamente quella con i buchi che gruviera non è) e la fontina (sarà quella vera valdostana o quel parallelepipedo con buccia rossa che arriva dalla Germania?)".

Per l’assessore la spallata definitiva al Pecorino Romano rischia quindi di arrivare proprio dalla Sardegna. “Facciamo tanto per risolvere la crisi della pastorizia e qui i consumi vanno a picco, complice anche una gestione beffa, in cui la mano sinistra non sa cosa fa quella destra”.

Una tendenza quella dell’omologazione dei pasti a scapito delle mille tradizioni locali dimostrata anche dal recente sondaggio realizzato nell’Isola da Renato Mannheimer.

"Secondo l’Ispo - ha proseguito Andrea Prato - si è ormai persa l’abitudine tutta sarda di condire la pasta con il pecorino: oggi infatti lo utilizza il 38%, contro il 56% che sceglie Grana o Parmigiano. Tutto ciò può sembrare una banalità ma invece è molto indicativo sui consumi quotidiani ed è una delle ragioni della crisi della pastorizia, se è vero, come ha rimarcato ieri Coldiretti, che in Italia basterebbe consumare mezzo chilo di pecorino in più pro-capite all’anno per risolvere la crisi. E l’educazione tra i giovani alla tradizione alimentare è un fattore determinante per orientare la futura domanda".

Da qui il nuovo appello dell'assessore: "I nostri formaggi ovini non hanno nulla da invidiare ad altri prodotti e in un momento come questo credo sia doveroso che tutti facciano uno sforzo perché si consumi più pecorino: a partire dai cittadini e passando per i Comuni. Questi ultimi fanno bene a manifestare con i pastori contro la crisi del comparto, ma anche loro facciano la loro parte dimostrando altrettanta sensibilità quando si scrivono i bandi o nell’assegnare gli appalti per la pulizia delle strade rurali ad aziende agricole sarde, come ho più volte chiesto finora senza risposta (a parte qualche eccezione)".


07.09.2010