L'opera intende fare il punto sulle più recenti conoscenze della patologia e suggerisce ai viticoltori i comportamenti più idonei per prevenirne la diffusione, nella speranza che la ricerca possa nel frattempo identificare una cura reale ed efficace. Esistono malattie e parassiti delle colture agrarie, e nel caso specifico della vite, che generano un allarme immediato tra gli operatori agricoli: esse sono ben conosciute sotto il profilo biologico e fitoiatrico, nei loro riguardi l’attenzione è sempre elevata, contro di esse vengono adottate costanti ed efficaci contromisure sul piano della prevenzione e della difesa attiva.
Nel contenimento di questi parassiti l’assistenza tecnica, quando competente e tempestiva, sortisce generalmente risultati soddisfacenti. Esistono però altre fitopatie che potremmo definire più“subdole”, che si diffondono nei vigneti in maniera quasi silente e di cui la scienza della patologia vegetale non sempre ha chiarito eziologia, modalità di trasmissione, strumenti di difesa.
Il mal dell’esca è uno di questi “mali” che quasi tutti i viticoltori conoscono, almeno nella sua manifestazione più eclatante: la sporadica moria di qualche pianta nell’ambito del vigneto. Questa malattia viene quasi sempre annoverata fra quelle “minori” della vite. Niente di più sbagliato. La sua diffusione a livello mondiale, l’eziologia complessa (finora sono stati individuati almeno tre funghi responsabili di questa fitopatia, praticamente ubiquitari), la capacità dei patogeni di penetrare nei tessuti legnosi anche attraverso ferite di modesta entità, insieme ad altri fattori hanno attirato, negli ultimi anni, l’attenzione dei tecnici viticoli su questa alterazione.
Un altro fattore che ci deve spingere a non sottovalutare il problema consiste nella particolare predilezione di questi patogeni nei riguardi dei vigneti che hanno subìto opere di riconversione nella forma di allevamento, reinnesti e in generale drastiche potature che notoriamente aumentano molto la suscettibilità della pianta. In Sardegna, grazie anche agli interventi di riconversione incoraggiati dalla politica comunitaria e regionale, queste situazioni sono diventate piuttosto frequenti e ancor più potranno diventarlo in futuro.
A cura di:
Salvatorica Serra - Dipartimento di Protezione delle piante - Università di Sassari
Renzo Peretto - Dipartimento Produzioni vegetali - Agenzia Laore Sardegna
Le malattie del legno della vite di origine fungina [file .pdf]Consulta le pagineDifesa fitosanitaria della vite, nuove pubblicazioni27.09.2010