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IL SISTEMA AGRICOLO DELLA SARDEGNA
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La riforma agraria in Sardegna

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Nel 1946, con il secondo governo De Gasperi e Antonio Segni ministro dell'agricoltura, fu emanato un complesso di leggi per realizzare il progetto di riforma agraria. La riforma venne attuata in Sardegna grazie a uno stralcio dal disegno generale e, nel maggio del 51, nasceva l'Etfas, Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna.
Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni Cinquanta la questione agraria ha rappresentato un importante capitolo della storia italiana. I contadini delle regioni più povere del Paese rivendicavano una risposta dal Governo. A quei tempi lo scenario agrario, anche in Sardegna era desolante. Si risentiva dello squilibrio causato dall' esistenza di tanti piccoli appezzamenti capillarmente frammentati, in concomitanza con notevoli estensioni terriere paragonabili al latifondo. L'obiettivo della Riforma Fondiaria e Agraria fu di creare migliori condizioni di vita agli agricoltori assegnando terreni a garanzia di un nobile lavoro. L'Etfas, Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, istituito nel 1951, acquisì un'estesa superficie di terreni derivante da compravendite, espropri, permute oltre che dall'Ente Sardo di Colonizzazione.

Vennero assegnati oltre tremila appezzamenti fra poderi e quote. I terreni in origine erano per lo più pietrosi e inaccessibili a causa della macchia mediterranea e della assenza di viabilità.
Contemporaneamente all'edificazione delle case coloniche vennero realizzate strutture indispensabili e collaterali alla vita delle famiglie assegnatarie. All'interno delle borgate nacquero asili, scuole, chiese, centri sociali, ambulatori medici, elettrodotti e acquedotti.
L'utilizzo di mezzi meccanici all'avanguardia consentì di lavorare la terra, preparandola alle successive coltivazioni di vigne, oliveti e frutteti e alla creazione di strade rurali e interpoderali.