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Confronto varietale patata primaticcia in Sardegna

Confronto varietale sulla patata primaticcia in Sardegna
Gian Mario Mallica, Limbo Baghino, Anna Barbara Pisanu.
Pubblicato sulla rivista Informatore Agrario, 50 del 2000, Supplemento Meridione 3-7.

La coltivazione della patata in Sardegna è tradizionalmente diffusa su tutto il territorio regionale e spesso viene attuata su modeste superfici per autoconsumo. In alcuni areali la specie occupa un posto di rilievo negli ordinamenti colturali, prevalentemente nelle pianure litoranee di Quartu S.E. (CA), Arborea (OR), Valledoria e S.Maria Coghinas (SS). La superficie destinata annualmente alla coltura è di circa 2500 ha (ISTAT 1995).
Prevalentemente si adottano 2 cicli colturali: primaticcio o precoce con semina da fine novembre fino a metà febbraio ed in secondo raccolto o ” bisestile” con semina da agosto a metà settembre. Le raccolte iniziano da metà aprile fino a giugno per il ciclo precoce per poi riprendere a novembre sino a gennaio-febbraio con quello “bisestile”.

Le aziende specializzate suddividono equamente tra i due cicli la superficie aziendale e non sono infrequenti casi in cui lo stesso appezzamento viene utilizzato per due cicli di coltivazione nell’arco dello stesso anno.
Le produzioni ottenute vengono prevalentemente destinate al mercato locale, che peraltro risulta deficitario in alcuni periodi dell’anno e ricorre all’importazione di tuberi “comuni” da centri di coltivazione della penisola o esteri.
La maggior parte dei pataticoltori isolani ha raggiunto un buon il livello sia per quanto riguarda la tecnica agronomica sia per il grado di meccanizzazione delle operazioni colturali.
La realtà pataticola sarda è condizionata dalle problematiche strutturali che investono l’intero comparto agricolo.
La disponibilità idrica sempre più incerta, la frammentazione aziendale e la scarsa presenza e incisività degli organismi associativi sono problemi che ostacolano l’espansione e la pianificazione delle produzioni.

In questo contesto la scelta varietale assume un’importanza rilevante, in grado di condizionare, a parità di costo, il risultato economico della coltura. Il panorama varietale regionale è rappresentato prevalentemente dalla cv Spunta, in misura meno rilevante e solo in alcune aree, dalle cv Monalisa, Liseta e Jaerla. La gamma di varietà attualmente presente risulta insufficiente, sia per gli aspetti produttivi sia per quelli qualitativi; manca infatti una valida alternativa alla cv Jaerla per il ciclo molto precoce ed è necessario prestare più attenzione alle caratteristiche qualitative: caratteri organolettici, dimensione, forma e regolarità dei tuberi. Non è da sottovalutare inoltre l’imminente esclusione di alcune delle varietà più diffuse dagli elenchi di tuberi-seme dei centri di moltiplicazione nazionali o esteri.

In attesa che la ricerca italiana renda disponibile l’interessante patrimonio di costituzioni, messe a punto in funzione delle peculiari esigenze delle coltivazioni fuori stagione in ambiente mediterraneo e attualmente in fase di verifica (Progetto nazionale di miglioramento genetico della patata), si rende necessario valutare in ciascun ambiente le numerose varietà offerte dalla ricerca estera, per lo più nordeuropea, al fine di individuare le cultivar più interessanti e promettenti.

Nell’anno in corso il gruppo di lavoro orticoltura in pieno campo del C.R.A.S. ha proseguito l’attività di valutazione varietale estendendola a tre areali rappresentativi della realtà pataticola centro-meridionale della Sardegna.

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22.05.2007